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Dallo studio di Greenpeace, emerge che l’Europa investe più sulle autostrade che sulle ferrovie


Secondo la Corte dei conti Ue, l’Unione è in ritardo nello sviluppo di una logistica intermodale e il sistema di sostegno normativo e finanziario finora messo in campo «non è stato sufficientemente efficace, poiché nell’Ue non esistono ancora condizioni di parità per il trasporto merci intermodale rispetto al trasporto stradale».

Nel documento, pubblicato a marzo 2023, la magistratura contabile denuncia la mancanza «di una strategia dedicata all’intermodalità»; i documenti prodotti da Bruxelles, infatti, includono obiettivi «irrealistici» e non tengono conto degli «attuali vincoli infrastrutturali a lungo termine per la ferrovia e le vie navigabili interne» e degli «ostacoli normativi, che incidono sulla competitività del trasporto intermodale».

Le considerazioni della Corte dei conti Ue sui ritardi nell’intermodalità trovano conferma in uno studio di Greenpeace, diffuso a metà settembre, dal quale emerge che l’Europa investe più sulle autostrade che sulle ferrovie, incoraggiando così il trasporto su gomma, già oggi la modalità di gran lunga prevalente per la distribuzione delle merci.

Da quando, negli anni Novanta, sono stati presi i primi impegni globali per ridurre le emissioni di gas serra, i Paesi europei hanno speso ben 1.500 miliardi di euro per le infrastrutture stradali e solo 930 miliardi di euro per quelle ferroviarie.


Come conseguenza, dal 1995 in Europa sono stati costruiti più di 30mila chilometri di autostrade, con un aumento del 60 per cento.

Allo stesso tempo, la rete ferroviaria si è ridotta del 6,5%, con una perdita complessiva di più di 15mila chilometri di linee ferroviarie. Oltre 13mila chilometri di binari, per lo più regionali, e quasi 2.600 fermate e stazioni di treni sono stati chiusi in via temporanea o definitiva.


Per quanto riguarda l’Italia, dal 1995 al 2018 il nostro Paese ha investito il 28% in più sulle strade rispetto alle ferrovie, spendendo rispettivamente 151 e 118 miliardi di euro.

Inoltre, nonostante la lunghezza della rete ferroviaria italiana sia aumentata del 5% rispetto al 1995, soprattutto grazie agli investimenti sull’alta velocità, questo è avvenuto a discapito delle linee regionali.


Dal 1995 sono state infatti chiuse 40 linee ferroviarie, per un totale di più di 1.800 chilometri. Risultato: oggi in Europa la quota di mercato dell’autotrasporto è pari a circa il 75%, mentre il cargo ferroviario è al 17 per cento. In Italia va peggio: l’autotrasporto è oltre l’80%, mentre il trasporto merci su ferrovia è fermo a un modesto 11 per cento.

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